Guardando indietro nel tempo possiamo affermare che quello di Nemoli era un territorio ricco di selve ed è proprio da ciò che deriva il toponimo di Bosco il quale era il nome originario del paese. Comunque anche oggi non mancano le località dove i boschi non sono del tutto scomparsi: Tempa Castagna, Isola del Bosco, Boschetto dell'Anzo, Cerri del Lago, ecc..
Le prime tracce di insediamenti umani sarebbero risalenti al V secolo a.C. come testimoniano alcune statuine di bronzo ritrovate sul territorio e rappresentanti guerrieri e animali che fanno pensare alla passata esistenza di una stirpe votiva e alla esistenza di una città di origine fenicia chiamata "Irie" i cui abitanti avevano un culto riservato a una divinità maschile.
Il primo vero nucleo abitativo risale ai primi secoli dello scorso millennio.
Divenuto demanio regio il territorio di Nemoli denominato Bosco fu accorpato al paese di Rivello di cui costituiva uno dei tre casali insieme a S. Costantino e Rotale. Un incremento notevole della sua popolazione si ebbe intorno al 1650 quando furono accolti molti Valdesi della vicina Calabria, cacciati dai loro comuni, i quali si integrarono facilmente.

Il nuovo abitato si sviluppò lungo la consolare delle Calabrie (SS19) che raggiunse il basso Lagonegrese. Questa strada fu costruita per opera di Giuseppe Bonaparte nel 1806. E fu proprio la strada che, attraversando il paese, portò benessere economico ed incremento demografico.
Numerosi erano gli opifici quali ferriere, ramiere e mulini, inoltre
Bosco divenne luogo di ristoro per i carrettieri che vi transitavano. Infatti a Nemoli c'erano un posto detto "Calessera" (da calesse) che era una stazione di posta e di sosta per i cavalli, un posto chiamato "Forestera" dove i viandanti potevano trovare alloggio e ristoro, e una forgia per ferrare i cavalli.
Dal 1824 numerose furono le petizioni e gli esposti inoltrati alle autorità competenti e al Ministro Segretario di Stato degli Affari Interni che rivendicavano l'autonomia e la costituzione di un comune autonomo da Rivello ma tutte ebbero risposta negativa e a motivazione di ciò c'era il fatto che dal punto di vista religioso gli abitanti di Bosco e di Rivello avevano una unica e sola parrocchia. Solo più tardi dopo che la Commissione degli Affari Ecclesiastici sottopose al Re il bisogno di avere una parrocchia separata, a seguito delle disposizioni del Vescovo per eliminare le tensioni tra i due abitati, per gli abitanti di Bosco si ebbe nella data dell'11 ottobre 1938 l'erezione a parrocchia della chiesa Santa Maria delle Grazie proprio su parere positivo del Re e ciò favorì anche la richiesta di autonomia di Bosco da Rivello agevolandone il distacco amministrativo.
Il giorno 10 aprile 1833 i boschesi approfittando di un suo viaggio nelle province del Regno chiesero direttamente la grazia al Re Ferdinando II di Borbone e nei pressi del Lago Sirino
rivendicarono la propria autonomia civile e religiosa da Rivello chiedendo anche il cambiamento del nome del paese (Bosco) per differenziarlo da Bosco del Cilento incendiato e distrutto per essere insorto contro i Borboni e da altri comuni con lo stesso nome.
Il 18 giugno 1833 la stessa richiesta fu fatta da una delegazione di boschesi che si recò direttamente a Napoli e indicò tra le possibili alternative per il nome anche quella di Nemoli dal latino "Nemus Olim" ossia "una volta bosco" in ricordo della sua origine.
In seguito a tutto ciò il giorno 8 dicembre dello stesso anno con un suo decreto, il Re ribattezzò il paese con il nome di Nemoli concedendogli il diritto di costituirsi in comune autonomo da Rivello, con una propria amministrazione e di usare il nuovo nome a partire dal primo gennaio del 1834.
Dal dopoguerra ad oggi c'è stata una graduale contrazione della popolazione dovuta soprattutto all'emigrazione e a un decadere dell'economia del paese.
Attualmente il Paese conta 1620 abitanti e si presenta rinomato soprattutto per le sue ridenti località del Lago Sirino e del Monte Sirino. Molto belle e interessanti sono anche le località della Ramiera e della Ferriera dove si trovano i resti di vecchie fabbriche testimonianza di una fiorente attività artigianale che nel passato era una delle principali fonti di vita, e i territori situati lungo i corsi d'acqua dove sono stati effettuati vari ritrovamenti archeologici conservati nel museo provinciale di Potenza che fanno pensare alla presenza di un antico santuario e di due antichissime civiltà.